Ancora due anni di tempo. Poi una nuova verifica. Poi il riordino e le chiusure. Ma è davvero un risparmio per le casse regionali? Risponde Dino Fiorenza membro della commissione Sanità Sì al riordino, ma a patto e condizione che il governo regionale accolga la risoluzione approvata all'unanimità dalla Commissione Servizi Sociali e Sanità. Quindi no - almeno per ora - alla chiusura degli ospedali di Giarre, Ribera, Mazzarino, Noto, Leonforte, Barcellona Pozzo di Gotto, Salemi e Scicli, oltre che dell’ospedale palermitano “Ingrassia”. Tutto rimandato al 2017. "Due anni di tempo per raggiungere gli standard di qualità ed efficienza richiesti dal piano regionale" ci spiega Cataldo Fiorenza, parlamentare regionale membro della Commissione Sanità. "La Sicilia purtroppo è stata abituata male sotto questo punto di vista e la provincia di Catania in particolar modo. Abbiamo assistito nei decenni ad una proliferazione impressionante di strutture ospedaliere che in effetti oggi come oggi non reggono più una competizione seria. Il numero di ospedali che contiamo sul nostro territorio è esorbitante e sono tutti a distanza di 4/5 km l'uno dall'altro" chiarisce Fiorenza. "L'idea della riforma - continua - è quindi quella di razionalizzare le risorse risolvendo il problema dell'eccesso di strutture ospedaliere che svolgono il medesimo servizio in un breve raggio di distanza. Non può essere la battaglia di un sindaco o di un consiglio comunale a decidere le sorti di un plesso ospedaliero. Una struttura ha ragione di esistere se garantisce efficienza e specializzazione: Giarre e gli altri ospedali dovranno dimostrare questo. Altrimenti il rischio sarà sempre quello di penalizzare strutture specializzate e lasciar fagocitare risorse da strutture inefficienti". Fiorenza chiarisce poi un ulteriore punto di ostilità e di polemica nei confronti della riforma del sistema sanitario regionale: "Comunque, anche nel 2017, non è prevista nessuna chiusura: si parla di riconversione. Gli ospedali che non saranno ritenuti idonei saranno convertiti in plessi ospedalieri di lungodegenza. Non scompariranno, semplicemente - insieme con il pronto intervento - garantiranno una funzione diversa, ma altrettanto necessaria ed indispensabile".