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Mafia e calcio. [[Estorsioni e minacce per il logo dell'Acireale

24-11-2014 11:35

Mattia S. Gangi

Inchieste, Calcio, ercolano, mafia, santapaola, estorsioni, guerra dei Roses, codici rubati,

Mafia e calcio. [[Estorsioni e minacce per il logo dell'Acireale

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Come è possibile leggere dagli atti della Procura riferiti alla maxi-operazione "Caronte", la longa manus della mafia si estende anche all'interno delle società calcistiche locali. Al centro della vicenda la vendita del logo dell'Acireale Calcio 1946 s.r.l.,posseduto da Santo Massimino, vicino alla famiglia di Santapaola - Ercolano, lo stesso Vincenzo Ercolano e l'imprenditore Salvatore Palella



Il primo dato eclatante che emerge dalla lettura degli atti legati all'operazione Caronte è che gli interessi della Mafia catanese si innestano praticamente in qualsiasi settore dell'economia "pulita". Non solo attività illecite, e non sono appalti ma anche sport e soprattuto calcio, un mondo dove i grossi interessi economici rendono appetibili agli appetiti delle cosche il controllo delle società. 



I fatti.  Nel Dicembre 2012, il giovane imprenditore Salvatore Palella entra in contatto con i soci dell'Acireale Calcio s.r.l. per acquistarne le quote. Sin da subito Palella apprende che il logo della società, come riferisce egli stesso, è di proprietà di Santo Massimino. Uno dei soci, l'avvocato Rosario Pennisi, comunica però al Palella che "per un tacito accordo, il logo poteva essere usato - come avevano fatto allora i precedenti soci - fino alla fine di quel campionato". 



Una volta acquistata la società e terminato il campionato, a giugno del 2013, Palella stipula un accordo per sponsorizzare la società con un distributore ma subito riceve una diffida dal legale di Massimino per uso improprio del marchio. Aggiunge Palella che a quel punto decise di prendere contatti, tramite l'avv. Pennisi, con Massimino, il quale gli offrì la vendita del logo per 15.000 che pretendeva fossero pagati in contanti.



A fine luglio, Palella incontrò Massimino presso l'hotel Bellavista proponendo l'acquisto del logo per 12.000 euro, ma Massimino non solo restò fermo nella sua offerta, ma iniziò a minacciare Palella "tanto da palesare quale fosse stato il suo trascorso giudiziario ed arrivando in almeno una circostanza a dirmi - racconta Palella - "TU NON SAI CHI SONO IO" . 



Chi è Santo Massimino? Leggiamo dagli atti: "MASSIMINO Santo è persona che è stata arrestata nell'ambito del procedimento n. 13850/04 N.R. per avere concorso esternamente nell'associazione mafiosa Santapaola Ercolano, essendo un imprenditore a disposizione di cosa nostra catanese che coscientemente apportava un contributo causale alla stessa organizzazione criminale."



A questo punto Palella decide di rivolgersi al vertice di Cosa Nostra catanese, Vincenzo Ercolano, convinto di poter mediare alle richieste di Massimino. Ed è così che Palella, accompagnato da Ercolano, si reca nuovamente alI'hotel Bellavista ad un incontro con Massimino, "ove si stabilì la compravendita del marchio per il prezzo di 15.000 euro, da versare a saldo entro il mese successivo (ossia agosto 2013)."



Ad agosto, però, Massimino si rivolse a Palella pretendendo subito il pagamento e, anzi, aumentò la pretesa fino a 20.000 euro minacciando, in caso contrario, l'intervento di Vincenzo Ercolano. "Massimino pretese un nuovo incontro con Palella all'hotel Orizzonte, un albergo abbandonato. Palella si presentò accompagnato dal suo direttore sportivo, Ruvolo Ignazio, e - per tranquillizzare Massimino - gli promise che nei giorni successivi avrebbe pagato una rata di 5.000 euro e, successivamente, saldato il resto. Aggiungeva Palella "Effettivamente credo che qualche giorno dopo, da un conto di RUVOLO, venne emesso un pagamento di 5.000 euro a favore di MASSIMINO,"



Il suddetto pagamento avverrà, però, non come parte del prezzo totale, ma per l'uso del marchio per la stagione 2013/2014. Ed è qui che si configura l'estorsione ai danni del Palella. 



Palella concludeva il suo racconto, precisando che "oltre alle minacce rivoltemi da MASSIMINO in quei giorni, anche ERCOLANO Vincenzo si rivolse a me con il medesimo tonoEgli infatti, lamentando di aver speso il suo nome per vicende che a suo dire non lo riguardavanonon avendo io ottemperato agli impegni presi, la cosa gli stava creando notevole nocumento tantoche mi disse "SE NON PAGHI TI ROMPO LE CORNA".



L'atteggiamento minaccioso dell'ERCOLANO si è palesato sempre nelle telefonate ed è proprio dalle intercettazioni che possiamo leggere l'atteggiamento minaccioso del boss. (VE è Vincenzo Ercolano, PS è Salvatore Palella)





 





 Palella non pagherà e dunque l'estorsione non si consuma. I reati in fine sono due: 



 1) una tentata estorsione aggravata che non si è consumata per la ferma opposizione della persona offesa; e non vi è dubbio che la coartazione tendeva ad obbligare Palella a concludere un contratto per acquistare un marchio con imposizione di un prezzo che, peraltro, variava di 1/3 in soli tre giorni.



2) una estorsione consumata aggravata per la somma di 5.000 euro consumata da Massimino costringendo Palella a bonificargli una somma per l'utilizzo del marchio.



 


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