Era un grande punto interrogativo, ma adesso è ufficiale: anche Giarre è tra i comuni siciliani che andranno al voto il prossimo 5 giugno. Dopo le dimissioni di Roberto Bonaccorsi da sindaco, il comune si trova ad avere un quadro politico confuso. Il centrodestra sembra liquefatto mentre il gruppo di Articolo 4 pian piano sta perdendo pezzi Giarre, uno dei più grandi Comuni della provincia di Catania, è senza sindaco dopo le dimissioni di Roberto Bonaccorsi, il quale- in una intervista a SUD Press- ha dichiarato di aver lasciato la poltrona a causa dell'impossibilità di realizzare le condizioni auspicate per andare avanti. “Le dimissioni- ha detto Bonaccorsi, contattato telefonicamente da Sud Press- sono frutto di una coerenza, quella di essere rispettoso dei cittadini e dell’espressione del voto." Dietro la decisione di Bonaccorsi, che si è dimesso presentando al protocollo dell’Ente una nota indirizzata al Prefetto di Catania, all’Assessorato regionale delle autonomie locali e della funzione pubblica, al Segretario generale, al Presidente del Consiglio comunale e a tutti i consiglieri comunali, ci sarebbe il mutamento del quadro politico all’interno del Consiglio comunale cambiato a tal punto non solo di perdere la maggioranza ma addirittura da non avere più neanche il quorum per poter aprire le sedute di consiglio. Nella nota scritta dall'ex sindaco di Giarre, con cui ha rassegnato le dimissioni, vi era la richiesta di procedere con sollecitudine alla nomina di un Commissario Straordinario tenuto conto della revoca- datata 17 febbraio- di incarichi e deleghe dei quattro assessori Giacomo Benenati, Piera Bonaccorsi, Giovanni Finocchiaro e Salvo Patanè. La particolarità delle dimissioni sta proprio nel fatto che per la prima volta non vi è in carica una Giunta e un vicesindaco che possa sostituire il sindaco perchè tutti gli assessori erano stati, appunto, revocati con la determinazione sindacale n. 20. E in effetti l'aria di crisi a Giarre si respirava proprio dalla revoca degli assessori. I giorni seguenti, e quindi prima della decisione di Bonaccorsi di dimettersi, sono stati cruciali. Pare infatti che non vi sia stato un punto di incontro nell'allestimento della nuova Giunta. I dissapori sono sorti in particolare tra sindaco e Articolo 4. Da qui la scelta di Bonaccorsi di lasciare il posto da primo cittadino. Adesso la nomina del commissario straordinario spetta all’Assessorato regionale agli enti locali. I tempi sono molto stretti e a Giarre si tornerà alle urne il 5 giugno. Si voterà anche a Caltagirone, Ramacca e Grammichele. Intanto sui possibili candidati in città ci son già i primi rumors. Due i nomi che circolano in questi giorni per la candidatura a primo cittadino. Si tratta di Angelo D'anna, appoggiato da una sola lista civica che nelle elezioni del 2013 è arrivato quasi al ballottaggio, e di Salvo Vitale, sostenuto dalla coalizione di sinistra capeggiata dall'ex ministro Salvo Andò che a quanto pare, a seguito degli incarichi nazionali ricoperti con Lab Dem, non intenda ricandidarsi. Roberto Bonaccorsi, invece, pare si sia dimesso con l'intenzione di portare avanti un progetto politico e proporre quindi la sua ricandidatura. E' cauto per il momento l'ex sindaco che dovrebbe prima raccogliere le fila di una nuova ipotetica coalizione a suo sostegno. Nel frattempo Giarre è nel caos e si trova a dover riformare le liste, individuare i candidati sindaco e stringere eventuali accordi. Un quadro politico sconfortante, composto da un centrodestra quasi liquefatto e dal gruppo di Articolo 4, che pian piano sta perdendo pezzi. Degli otto componenti tre sarebbero già spostati al gruppo misto. A destra non si esclude si possa portare avanti l'idea delle primarie per scegliere un candidato, mentre a sinistra, e in particolare nel PD, si fa sempre più lontana la possibilità di trovare sinergie con il Nuovo Centro Destra coalizzato sia alla Regione che al governo nazionale con il partito democratico. Pare infatti che qualche parlamentare regionale del Pd avrebbe avanzato una proposta, ma sembra ritrarsi unanimemente il gruppo locale. Rimane in fermento la politica e la città.