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Aste fallimentari e appalti pubblici: la massoneria chiede, la mafia esegue

15-06-2016 09:43

Ettore Ursino

Cronaca, massoneria, guerra dei Roses, pista ciclabile,

Aste fallimentari e appalti pubblici: la massoneria chiede, la mafia esegue

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Il collante tra le richieste illecite della massoneria e cosa nostra era Sebastiano Cavallaro, uomo di fiducia della famiglia Ercolano e “primo diacono” della Gran Loggia massonica “Federico II Ordine di stretta osservanza”, guidata dal "sovrano" Francesco Rapisarda



E' profondo, per certi aspetti inquietante e dunque da analizzare più a fondo, l'intreccio tra mafia e massoneria che è emerso dall’operazione “Brotherhood” (fratellanza) che ha portato all'arresto di 6 persone tra cui Aldo Ercolano, indicato come il nuovo reggente dell'omonimo clan.



Dalle carte dell'inchiesta della Procura di Catania, la commistione tra la cosca degli Ercolano e la Gran Loggia massonica “Federico II Ordine di stretta osservanza”, guidata da uno degli arrestati Francesco Rapisarda, il "Sovrano" ,ruota attorno al mondo delle aste fallimentari e dell’aggiudicazione di appalti pubblici.



In particolare, nel mirino della Guardia di Finanza, sono finiti la vendita all’incanto di un complesso industriale e i lavori per la riqualificazione e recupero dell’ex mattatoio comunale di Santa Maria di Licodia.



Il collante tra le richieste illecite della massoneria e cosa nostra era Sebastiano Cavallaro, ritenuto dagli investigatori, uomo di fiducia della famiglia Ercolano e “primo diacono” della Gran Loggia massonica “Federico II Ordine di stretta osservanza”.



LE ASTE FALLIMENTARI - Il sovrano" Francesco Rapisarda si rivolse al "primo diacono" Cavallaro per ottenere l’intervento della cosca Ercolano al fine di rientrare in possesso della “Mediterranea costruzioni metalliche spa”, il complesso industriale, già di proprietà dei fratelli Francesco e Carmelo Rapisarda, messo all’incanto dalla sezione fallimentare del Tribunale di Catania.



Francesco Rapisarda chiese agli Ercolano di far desistere, con ogni mezzo, imprenditori dalla partecipazione all’asta fallimentare. Ciò permise a Rapisarda di rientrare in possesso del bene a un prezzo significativamente ribassato: da 1 milione a 273.000 euro.



In un’intercettazione della Guardia di Finanza il “sovrano” Rapisarda parla con il “primo diacono” Cavallaro: 



Rapisarda: “Senti, caro, domani ..verso le 11 .... vai alla zona industriale da Domenico.....che troverai a Melo ... che ti dirà una cosa per un appuntamento per martedì ... che tu sai giorno otto quello che c'è ...”.



Cavallaro: “Sì”,



R: “E martedì c'è una visita ... Perciò ... per saperti regolare  ...”



C: Va bene...



R: “Quindi, tu alle 11 vai la .... trovi anche a MELO “.



GLI APPALTI PUBBLICI - In un’altra intercettazione Cavallaro . che si avvaleva della collaborazione di Adamo Tiezzi, pregiudicato con precedenti per traffico di stupefacenti ed estorsione, parla ancora dell’asta mentre si trova nella propria auto:  “Perché questa  asta l'ho seguita tutta io ... lo hai capito? … Lo sai quanti ce ne sono stati avvoltoi? … Metti che questa asta è partita da un milione e trecento mila euro ... ora siamo arrivati a trecento venti. O rilevi .... o rilevi ... hai capito? A parte che non ce n'è più asta ... non ne fa più il giudice”.


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