Zero Waste Sicilia, WWF e Legambiente: “Questo nuovo disegno di legge è debole. Più chiarezza su compiti e responsabilità”. Anci: “Che la Regione faccia la sua parte”. Per la Sicilia sanzioni da 225 milioni di euro: mancano gli impianti di trattamento biologico, obbligatori dal 2003 Le associazioni ambientaliste hanno manifestato all'Ars dubbi e perplessità sulla reale efficacia del nuovo disegno di legge sulla gestione rifiuti. Lamentano poca chiarezza nella suddivisione delle competenze tra Regione, ex Ato e Comuni. Quale inevitabile rischio si verrebbe a creare? Innanzi tutto la difficoltà ad individuare le responsabilità e questo è il vero cancro della gestione rifiuti. Durante l'audizione in commissione Ambiente e Territorio, in merito al disegno di legge n. 1243 sulla gestione dei rifiuti, il presidente di Zero Waste Sicilia Beniamino Ginatempo ha contestato come si parli molto poco di economia circolare. Ma vediamo da vicino alcuni dati rappresentativi di una Sicilia su cui ancora grava una mala gestione dei rifiuti. “Temiamo alcuni errori che si fecero al tempo di Cuffaro – continua il presidente di Zero Waste Sicilia – In quel periodo, se il servizio di gestione rifiuti in alcuni comuni non funzionava, i sindaci davano la colpa agli ATO e altri sindaci suggerivano di non pagare la tassa sui rifiuti se il servizio non veniva erogato. Ciò provocava una situazione di scaricabarile tra ATO e sindaci che ha portato la Sicilia ad avere 1 miliardo e mezzo di debiti”. Il presidente di Zero Waste Sicilia ha affermato che la Regione dovrebbe approvare un piano rifiuti consono alla legislazione europea, individuare gli impianti, stabilire quelli che devono essere i flussi di rur e di raccolta differenziata prodotti all’anno. In base a questo si devono stabilire delle premialità e penalità dei comuni. “Serve un programma per il raggiungimento degli obiettivi della differenziata e occorre proporlo ai sindaci. I comuni devono avere la libertà di accettare la proposta o rifiutarla, sollecitando un senso di responsabilità - conclude Ginatempo - Nel momento in cui falliscono gli obiettivi della raccolta devono essere commissariati”. Altre criticità sono state puntualizzate dal delegato regionale del WWF Franco Andaloro: “Abbiamo notato che in base al piano regionale, la cui approvazione è espressa nel nuovo disegno di legge, sono stati installati degli impianti di trattamento dei rifiuti in zone di interesse ambientale”. Riguardo i meccanismi di distribuzione delle competenze tra la Regione, gli ex Ato e i comuni Franco Andaloro puntualizza una scarsa chiarezza. "Secondo noi dovrebbe essere indicata in maniera più esplicita la suddivisione dei compiti e delle funzioni tra gli organi di competenza. In un punto del disegno di legge viene citata una stazione unica appaltante mentre dalle intenzioni di questa proposta legislativa si comprende che la competenza degli appalti dovrebbe essere degli enti di governo che sono più di uno. Perché quest’incongruenza?” “E’ fondamentale definire i compiti tra gli organi competenti per individuare le responsabilità – continua il WWF - Occorre anche indicare i vari modelli di appalto con parametri ben precisi e vincolanti per il committente e i comuni devono essere coinvolti responsabilizzandoli”. Gianfranco Zanna, presidente regionale di Legambiente Sicilia suggerisce di ripartire dalla legge 9 del 2010. “I contenuti possono essere corretti e rivisti. Partendo da quella legge si potrebbero apportare delle modifiche o integrazioni che vadano in una direzione che sia della seria gestione dei rifiuti della nostra isola. Il problema non si risolve bruciando i rifiuti”. Scetticismo e perplessità accompagnano anche le riflessioni del presidente dell’Anci Sicilia Orlando Leoluca che manifesta la sua preoccupazione per la possibile inapplicabilità di questo disegno legge come accadde per quella del 2010. “In questo momento c’è una gestione dei rifiuti che non capiamo: in questa fase transitoria chi la deve fare la gara d’appalto? Questo non è chiaro". Interrogativi che restano aperti. “Ci sono molte anomalie in questo nuovo disegno di legge - continua l'Anci - non si riesce ad individuare concretamente i tempi della realizzazione dei siti necessari per gestire il ciclo dei rifiuti. Fino ad oggi non abbiamo conoscenza degli impianti che devono essere realizzati. Vogliamo dati certi sulle tempistiche”. In replica alle affermazioni dell'Anci, l’assessore regionale dell’energia e dei servizi di pubblica utilità Vania Contrafatto afferma che non può decidere la Regione dove si devono fare i siti: “Si deve discutere con chi ha la governance e in questo momento ce l’hanno 18 SRR, quindi ci siederemo a tavolino e vedremo dove è più utile che vengano allocati gli impianti”. Il Sindaco di Casteltermini Alfonso Sapia, presidente della SRR di Agrigento est che racchiude 26 comuni, segnala una situazione anomala e di disagio che si verifica in tutta la provincia. “Dal 7 giugno in poi noi abbiamo avuto l’inferno delle discariche. I comuni non sono in condizioni di stabilire e scegliere la discarica dove andare a scaricare e noi agiamo in condizione di monopolio. Ci è stato imposto di sottoscrivere un contratto di servizio con un prezzo stabilito dalla discarica altrimenti ci sarebbe stato negato il conferimento. Abbiamo ceduto a questo mezzo di pressione per la necessità di conferire. La conseguenza è che le tariffe vengono raddoppiate. Ci impongono di andare a scaricare in una data discarica ed è giusto che in ragione di ciò la Regione stabilisca un prezzo accettato e approvato”. Dubbi, perplessità e parecchio cinismo ecco cosa ruota attorno al nuovo disegno di legge sulla gestione rifiuti. Le associazioni ambientaliste gridano due cose: chiarezza e concretezza.
Il rur è la parte che avanza dalla raccolta differenziata e dalla quale si separa l’umido, che va in discarica, dalla parte indifferenziata, destinata al combustibile o al riciclo.
La quantità di questo materiale prodotto in Sicilia va da 470 a 480 chili ad abitante, all’anno. “Se si riducesse la produzione di rur che finisce nelle discariche a 100 chili per abitante, il costo di smaltimento e di servizio diminuirebbe dell’80% - spiega Ginatempo - Si dovrebbe impostare una tariffa in cui il cittadino non paga al metro quadro ma in base alla quantità di rur prodotto”.