Alla resa dei conti, “un incontro insoddisfacente”. A commentare il confronto avvenuto ieri con il nuovo Cda della Amt, società che gestisce il trasporto pubblico catanese, sono le sigle sindacali autonome Faisa – Cisal e Fast Confsal. E' possibile un nuovo stato di agitazione. Intanto, la Procura di Catania indaga sulla gestione del quinto dello stipendio dei lavoratori Le richeste dei sindacati autonomi Faisa – Cisal e Fast Confsa battono ancora sull’ordine di servizio n. 38, sulla stesura di un piano industriale per il rilancio della società Amt e sull’obbligo di ripianare le somme dovute agli istituti finanziari. In poche parole, la crisi di liquidità dell'Amt continuano a pagarla i lavoratori. La Partecipata del Comune di Catania, secondo quanto denunciato dai sindacalisti in un esposto alla Procura, tratterrebbe le somme del quinto dello stipendio che, per legge, devono essere versate alle finanziarie con cui il dipendente ha stipulato il prestito. Così facendo, i lavoratori rischierebbero di finire nella lista dei “cattivi pagatori”. E' con l'ipotesi di appropriazione indebita che la Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo di indagine sulla gestione dei pagamenti Amt. Ma intanto, parallelamente alle indagini, prosegue il confronto tra le parti e tarda ad arrivare la fumata bianca. Secondo Giovanni Lo Schiavo, segretario Fast Confsal, “Se entro oggi non dovessero essere sospesi gli effetti dell’ordine di servizio n.38 - che riguarda l'applicazione effettiva della flessibilità, gli orari di lavoro e altri aspetti fondamentali - con ogni probabilità, comunicheremo lo stato di agitazione propedeutico allo sciopero”. “Deve andare via il presidente” era la richiesta avanzata dai sindacalisti il mese scorso ma ora che i vertici della partecipata sono in parte cambiati la situazione non sembra aver fatto molti passi avanti. Nonostante l’accordo raggiunto con la Triplice e l’Ugl e l'apertura al confronto dimostrata dal nuovo presidente Puccio La Rosa, i sindacati autonomi si trovano davanti a una "missione che sembra impossibile"- commenta Lo Schiavo - "Siamo aperti al confronto ma pretendiamo il pagamento regolare degli stipendi e quanto meno la sospensione sull’ordine di servizio n. 38. Altrimenti, siamo pronti allo stato di agitazione".