Dopo la presentazione del piano di riorganizzazione della rete ospedaliera siciliana da parte dell'assessore alla sanità, Baldo Guicciardi, non si placano le polemiche sulla chiusura dell'ospedale di Giarre. I sindaci non ci stanno e hanno deciso di agire di conseguenza, ma l'azione intrapresa rappresenta solo l'inizio. Avrebbe dovuto essere il piano di riorganizzazione della rete ospedaliera siciliana destinato a cambiare la sanità dell'isola, a renderla più efficiente e rispondente ai bisogni dei cittadini che usufruiscono delle prestazioni sanitarie. Non è stato così o, almeno, non per l'ospedale di Giarre. Nel programma illustrato dall'assessore alla sanità della regione Sicilia, Baldo Guicciardi, il nosocomio giarrese viene accorpato alla struttura ospedaliera di Acireale la quale diventa, conseguentemente, il punto di riferimento esclusivo per un hinterland di riferimento molto vasto, che comprende un bacino di utenza di oltre 230.000 abitanti, distribuiti tra le città di Giarre e Acireale. Una situazione che si avvia a diventare insostenibile, una struttura che non ha gli strumenti materiali e personali per fronteggiare la domanda sanitaria di un numero elevato di pazienti: il rischio è fornire agli utenti servizi inadeguati, cosa che, purtroppo, spesso accade in un settore sempre più al collasso e vittima di tagli come quello della sanità. Proprio per questi motivi, nel pomeriggio di mercoledì, i sindaci del distretto sanitario di Giarre hanno fatto un sopralluogo presso il pronto soccorso dell’Ospedale Santa Venera e Santa Marta di Acireale, al fine di valutare in prima persona le condizioni dei pazienti giunti nella struttura ospedaliera. L'iniziativa posta in essere ha coinvolto le più alte cariche dei comuni che fanno capo al presidio ospedaliero di Giarre: ci riferiamo, in primo luogo, al sindaco della cittadina giarrese, Angelo D’Anna, al primo cittadino di Riposto, Enzo Caragliano, a Luigi Messina, sindaco di Mascali. Presenti anche i sindaci dei comuni di Sant’Alfio, Milo, Piedimonte Etneo, Castiglione di Sicilia, l’assessore Maria Siciliano di Fiumefreddo di Sicilia ed alcuni consiglieri comunali.
Gli esponenti politici hanno visitato i corridoi maggiormente affollati della struttura e hanno sondato gli stati d'animo dei pazienti, cercando di trarre un quadro realistico del presidio ospedaliero. La visita improvvisata dei sindaci interessati dal problema della chiusura del pronto soccorso di Giarre non è stata in un primo momento particolarmente gradita al direttore sanitario dell’ospedale di Acireale, dott. Salvatore Scala. Tuttavia, dopo una prima fase di tensione, si è riusciti a dialogare in modo costruttivo e i politici coinvolti nell'iniziativa hanno avuto modo di illustrare tutte le loro perplessità, annunciando anche che il "blitz" posto in essere rappresenta solo l'inizio di una complessiva attività di controllo che riguarderà tutti gli ospedali della provincia di Catania e non soltanto la struttura di Acireale. Molte le parole spese, ma unico il minimo comune denominatore: è forte più che mai e sentita l'esigenza che i cittadini non rimangano sprovvisti di un pronto soccorso facilmente raggiungibile, che non siano costretti a girare per la provincia con molteplici difficoltà, spesso acuite anche dal maltempo. Per i primi cittadini che hanno partecipato all'iniziativa, il pronto soccorso dell'ospedale di Acireale non è idoneo a soddisfare le necessità del comprensorio di riferimento e, conseguentemente, la vera e unica risposta, a tutela degli utenti, sarebbe soltanto la riapertura del Pronto Soccorso di Giarre. Il sindaco della cittadina giarrese Angelo D'Anna non risparmia parole forti, consapevole delle difficoltà di un'unica struttura ospedaliera a servire un bacino di utenza molto ampio. D'Anna si è detto, infatti, determinato a portare "la causa fino al ministero, a costo di smuovere la giustizia di carattere europeo" e ha anche mosso delle evidenti accuse, sostenendo che "subiamo le volontà di qualche politico acese che ha tirato acqua al proprio mulino" e che "con la chiusura dell’ospedale di Giarre sono aumentati gli introiti delle cliniche private che hanno ricevuto finanziamenti regionali". A sostegno delle istanze dei sindaci, si è schierato anche il deputato regionale Alfio Barbagallo. Si è evidenziato, infatti, come le conseguenze del ridimensionamento dell’Ospedale di Giarre e la chiusura del Pronto Soccorso, siano inevitabilmente disastrose: "intasamento del Presidio di Acireale, lunghe attese con sovraccarico di lavoro del personale e carenza del numero dei posti letto ospedalieri rispetto al numero di residenti del territorio, oltre le problematiche per le distanze dei tempi di percorrenza e di viabilità delle aree periferiche del distretto”. Ad attenuare il fuoco delle polemiche ci ha pensato, invece, il sindaco di Acireale, Roberto Barbagallo: per il primo cittadino, l’ospedale Santa Marta e Santa Venera è efficiente e funziona regolarmente, "nonostante le criticità presenti purtroppo in tutti i pronto soccorso d’Italia". Barbagallo si dice consapevole che "per un territorio come quello pedemontano la chiusura del pronto soccorso più vicino comporti notevoli disagi e preoccupazioni per la popolazione". Tuttavia, la parole d'ordine deve essere una: collaborazione. Infatti, "alla luce della razionalizzazione del sistema sanitario regionale, che vede i due ospedali di Acireale e di Giarre fusi in un unico presidio, dovremmo collaborare tutti per migliorare e potenziare ulteriormente i servizi resi ai nostri concittadini.” Nonostante le rassicurazioni e le parole di fiducia, il problema del comprensorio giarrese rimane e sono numerose le criticità che interessano i pazienti della Sicilia orientale. Ci riferiamo, in particolare, a 300mila utenti stanziati sul territorio che comprende Acireale e le zone pedemontane, a tutti coloro che, ogni giorno, rimangono in attesa al pronto soccorso acese per ore, o in astanteria su letti di fortuna per diversi giorni. Riusciranno le istanze dei sindaci a portare ad una ulteriore revisione della rete ospedaliera siciliana e alla conseguente riapertura del nosocomio giarrese? Quel che è certo è che nessuna esigenza di razionalizzazione di spesa può mai mettere in discussione la salute, che rappresenta "fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività", come ci ricorda la nostra Costituzione.