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Al Bellini lo Stabat Mater di Dvořák il venerdì di Pasqua in un teatro semivuoto

21-04-2019 09:24

Daniele Vanni

Cronaca, depuratori,

Al Bellini lo Stabat Mater di DvoÅ™ák il venerdì di Pasqua in un teatro semivuoto

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Daniele Vanni, nel recensire il concerto, segnala come ormai il Bellini si riempia solo per parate di varia natura, mentre quando si tratta di musica troppe sedie rimangono vuote in un teatro che ne era tempio, ormai stremato dalla totale incapacità di chi dovrebbe tutelarne il valore rendendolo risorsa per tutta la città. E chi lo sta portando alla chiusura dovrà vergognarsi per le prossime generazioni. (PDR)



Tra tutte le composizioni classiche concepite dalla mente umana lo Stabat Mater sia una delle più idonee ad accompagnare le celebrazioni del venerdì di Pasqua.



La Madre dolorosa ai piedi della Croce ha ispirato nei secoli componimenti spesso di grande caratura.



Tale è lo Stabat Mater di Dvořák.



Capolavoro musicale ispirato e maestoso, che sottolinea tutta la sua religiosità e la sua sofferenza.



La genesi dell’opera è stata piuttosto lunga e ha accompagnato tre lutti; Dvořák perse tre figli in pochi anni e iniziò a comporre il capolavoro nel 1875, proprio in occasione del primo lutto.



La composizione vide la luce a Praga nel 1880.



Ieri sera il Teatro Massimo Vincenzo Bellini ha dato asilo a questo capolavoro, presentandolo in tutta la sua eleganza e maestosità.



La composizione è coinvolgente, già solo per la bellezza della musica che basterebbe di suo a tenere incollato lo spettatore alla poltrona. Se poi è ben eseguita, come è accaduto ieri, l’alchimia è compiuta.



Luigi Piovano ha magistralmente diretto l’orchestra e il coro, preparato dal maestro Luigi Petrozziello, che hanno mostrato, se mai ve ne fosse la necessità, ancora una volta qual è il valore dei nostri musicisti.



Dignitosa l’esecuzione dei solisti, il soprano Eleonora Contucci, il contralto Francesca Pierpaoli, il basso Daniel Giulianini, il tenoreAntonio Corianò, ma non all’altezza della prestazione di orchestra e coro, eccezion fatta per il tenore, che è apparso a suo agio.



Rischio di apparire blasfemo, ma non posso non associare la passione di Cristo e della Madonna sofferente ai suoi piedi alla passione del nostro teatro, con le sofferenze alle quali sono sottoposti coloro che vi operano quotidianamente.



Passione fortemente simboleggiata dalle poltrone e dai palchi vuoti. Mai come ieri se ne sono visti.



Forse se si compie l’azzardo di dare un importante concerto nel giorno delle processioni e dell’inizio delle celebrazioni pasquali, sarebbe necessario informare quantomeno gli operatori turistici e gli alberghi, onde mettere a conoscenza le moltitudini di turisti, che in questi giorni affollano le strade della nostra città, del fatto che abbiamo un teatro straordinario che eroga prodotti di qualità.



La disinformazione o forse la scelta del giorno sbagliato hanno portato a questo risultato, che spero davvero non sia preludio di un cambiamento di status del nostro teatro, che da tempio della musica si trasformi in luogo di celebrazione di eventi (quelli sì affollati), come sta troppo spesso accadendo.


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