
È finito il primo round dell'inchiesta della DIA di Catania che, nel luglio 2018, svelò l'esistenza di un'associazione a delinquere finalizzata a depredare l'istituto per disabili Lucia Mangano. A capo dell'organizzazione il sedicente avvocato Corrado Labisi che, con la moglie Maria Gallo e la figlia Francesca Labisi, sottrassero alle casse dell'ente assistenziale oltre 10 milioni di euro. Con il rito abbreviato sono arrivate le condanne a 2 anni per Labisi padre, 8 mesi per la moglie, 6 mesi per la figlia Francesca. Il processo ordinario prosegue con udienza il 21 aprile 2021. Opportuno ricordare che annoveriamo Corrado Labisi tra i personaggi catanesi che hanno querelato questa testata e sono poi finiti in galera: la querela nei nostri confronti venne archiviata con la motivazione che dicevamo il vero! Nel 2013! Nel 2013, quando aveva ancora il pieno controllo dell'Istituto Lucia Mangano, fondato dalla madre Antonietta Labisi di cui sfruttò a lungo il nome per singolari "premi" auto proclamati "antimafia" che venivano elargiti a prefetti ed autorità varie, questo Corrado Labisi ci querelò più volte per aver raccontato ai catanesi dei suoi rapporti con il boss mafioso Giorgio Cannizzaro, finito al 41 bis. Le querele vennero archiviate e scrisse il Giudice Flavia Panzano: "Ora, posto che tali relazioni (con Giorgio Cannizzaro, attualmente detenuto e ritenuto ai vertici del clan Santapaola-Ercolano, ndr.) esistono pur non assumendo, in quanto tali, alcuna rilevanza penale, le spiegazioni fornite sul punto dall’opponente in ordine alla loro origine, alla loro risalenza nel tempo, alla asserita buona fede dello stesso che sosteneva di ignorare i contesti familiari e criminali nei quali il Cannizzaro da anni si muoveva, non v’ è dubbio che del tutto legittimamente esse siano di interesse pubblico per la natura dei personaggi e per il tenore delle conversazioni intercettate, assumono rilievo di cronaca e sono state fatte oggetto di narrazione nel rispetto assoluto della verità oggettiva dei fatti, in assenza di espressioni gratuitamente aggressive dell’altrui reputazione secondo il principio della continenza.” Prosit. Poi lo abbiamo denunciato noi, è stato rinviato a giudizio e stiamo aspettando la sentenza. Con fiducia. Ma la storia di questo personaggio è davvero incredibile e si è protratta per troppo tempo, con danni alla comunità che adesso questa sentenza di primo grado comincia ad accertare, mentre restano ancora sullo sfondo le reti di rapporti ed interessi intessuti in tutti questi anni, considerato potentissimo per la sua appartenenza alla massoneria che a catania pare abbia sempre contato parecchio, addirittura come "Sovrano, Gran Commendatore e Gran Maestro della Serenissima Gran Loggia del Sud (Massoneria Universale di Rito Scozzese Accettato Zenith di Roma): riuscì persino a farsi sospendere dalla massoneria, cosa non da tutti. Significative anche le immagini, da noi pubblicate in esclusiva, di disabili utenti della struttura assistenziale che venivano impiegati per lavori e pulizia della sua villa personale di Trecastagni dove pare, tra l'altro, finissero anche beni acquistati con i soldi della Lucia Mangano, Jacuzzi compresa. Certo, sono passati 7 anni da quando cominciammo a scriverne, ma adesso la condanna mette un primo punto fermo su una delle tante incredibili storie catanesi. Ma troppe sono ancora in corso...