Del grave incendio scoppiato all'interno delle aree inferiori dell'aeroporto di Catania ci occuperemo appena si capirà cosa non ha funzionato nel sistema di prevenzione.
Per fortuna è accaduto nella notte, quando il flusso di utenti era minimo ed il panico scatenatosi con l'evacuazione non ha causato esiti che potevano essere drammatici.
Di certo resta da capire come possa svilupparsi un incendio di quelle proporzioni in uno scalo aereo tra i più trafficati d'Europa e che dovrebbe essere più che sicuro rispetto a certi incidenti. Vedremo.
Intanto ci occupiamo di qualcosa che accadrà stamattina e che, nella sua banalità, intesa come “banalità dell'incompetenza”, per parafrasare Hannah Arendt, è sintomatica di come è ridotta Catania dal punto di vista amministrativo.
Poco più di un mese fa abbiamo dato notizia di un'altra cretinata amministrativa.
Era accaduto che qualche genio del comune aveva deciso di far iniziare i lavori per il rifacimento del manto stradale della circonvallazione appena qualche giorno prima della chiusura delle scuole, con il risultato prevedibile di creare un caos con ore di fila di automobilisti giustamente inferociti.
Sarebbe bastato attendere un paio di giorni la chiusura delle scuole per ridurre notevolmente i disagi.
Non è che ci vogliono particolari master bocconiani per arrivarci. Ma tant'è…
Adesso ne hanno combinata una probabilmente peggiore, che se quella precedente abbiamo definito “senza testa”, questa proprio non riusciamo ad aggettivarla.
La via Cristoforo Colombo è la principale via d'accesso per la zona dei lidi Plaia, oltre che per l'aeroporto e la zona industriale e mentre che ci siamo anche il cimitero: ma è da persone ragionevoli, anche considerato che da vent'anni almeno quel manto stradale non si rifaceva, intervenire con l'apertura di un cantiere che ne bloccherà la circolazione in piena estate, il 17 luglio?
Ma è davvero ancora sostenibile dover sopportare questo modo di governare una città che è tra le mete turistiche, nonostante chi la amministra, tra le più importanti al mondo?
Ma che si deve fare?
Può essere che tra il milione degli abitanti della sua provincia non ci sia nessuno in grado di fare qualcosa, con un minimo di cervello e competenza, per uscire da questo disastro inarrestabile?