Ormai siamo all'apoteosi dell'inadeguatezza ed a quelle, ormai definitivamente comprovate, di natura gestionale dell'aeroporto di Catania si sommano quelle politico-istituzionali, che poi è il piano che ha le dirette responsabilità di quanto sta accadendo in Sicilia.
Ed a Catania in particolare, che l'emergenza ha ormai coinvolto tutti i settori essenziali e strategici, compresi gli indispensabili approvvigionamenti elettrici ed idrici: una situazione incredibile, uno scenario pericolosissimo.
In questa generale follia si inquadra quanto avvenuto nel pomeriggio di una domenica a 45 gradi, che in campo politico ha superato l'ebollizione.
Da giorni, da tutte le parti, si invocava opportuna attenzione da parte del governo nazionale sul dramma dei trasporti in Sicilia, in particolare sulla confusione gestionale che stava aggravando la situazione al passare di ogni ora.
Da nove giorni l'intero settore dei trasporti della Sicilia devastato perché un branco di imbecilli non è stato capace di tenere a bada un climatizzatore: roba da Corte Penale Internazionale!
Passi, magari, che all'aeroporto di Catania sia scoppiato un incendio che non doveva scoppiare ed abbia provocato danni che non doveva poter provocare: ma la confusione successiva, quella no, non è tollerabile e doveva essere sanzionata immediatamente, al primo balbettio idiota di gente assurda che, un giorno, qualcuno dovrà spiegare come poteva occupare certi ruoli.
Fatto sta che, dopo troppi giorni di latitanza, un primo cenno di attenzione è arrivato proprio nel tardo pomeriggio di domenica 23 luglio, ad otto giorni dal disastro.
Ad intervenire il ministro di origini catanesi Adolfo Urso, che essendo Ministro per le Imprese, oltre che appunto siciliano, qualche titolo per intervenire lo ha considerato il danno per l'economia globale siciliana causato, appunto, da un…climatizzatore.
Il ministro Urso è quindi intervenuto con un comunicato che esprimeva tutta la sua doverosa preoccupazione, denunciando l'intollerabilità della situazione: "Ormai e' evidente che ci sia stata una mancata programmazione e che siano state carenti le verifiche sui programmi infrastrutturali, annunciati e mai realizzati. Il danno al sistema produttivo di Catania e della Sicilia orientale e' grave, sia per l'impatto
immediato, e non solo sul campo turistico nel pieno della stagione, sia per quello reputazionale, che rischia di
perdurare nel tempo. E' passata una settimana e ancora non e' chiaro quando ritorneremo alla cosiddetta normalità Nè sappiamo cosa si intenda fare per recuperare i ritardi nel programmare lo sviluppo di un aeroporto ormai sovraccarico. Comprendo le proteste della associazioni di impresa e dei sindacati e anche il grande senso di responsabilita' e di servizio del nuovo sindaco, Enrico Trantino. In una città che potrebbe diventare un polo di sviluppo nazionale ed europeo, questa situazione non e' tollerabile".
E' quanto ha dichiarato, in merito all'aeroporto di Catania, il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, in merito alle sollecitazioni pervenute dalle associazioni di imprese e dei sindacati sulle gravi conseguenze per il sistema produttivo dell'isola, di cui "ho gia' interessato il viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, Galeazzo Bignami, con delega al trasporto aereo, “con cui - ha aggiunto l'esponente dell'esecutivo - mi sono sentito sin dalle prime ore dopo l'incidente. In tal senso solleciterò precise spiegazioni a Sac ed Enac, per quanto di loro competenza.”
Un intervento più che opportuno, persino troppo morbido ed al quale si confida possano seguire azioni concrete.
Ma, nonostante la innegabile ragionevolezza della presa di posizione ministeriale, ecco che arriva la reazione più che scomposta del presidente pro tempore della regione Renato Schifani, che ormai non si capisce che partita intenda giocare e quali interessi intende tutelare.
A stretto giro infatti, pochi minuti dopo la diffusione del comunicato del ministro Urso, arriva quello della presidenza della regione, il cui titolo è già un proclama: “Aeroporto Catania: Schifani, da Ministro Urso solo polemiche sterili e strumentali.”
E continua l'anziano presidente evidentemente troppo accalorato o forse accaldato: "A differenza dei ministri Crosetto e Salvini, che con grande senso delle istituzioni e spirito di servizio si sono subito adoperati per contribuire alla riapertura dell’aeroporto di Catania, dopo l'incendio che ha distrutto parte del terminal A dello scalo, c’è chi, come il Ministro Adolfo Urso, preferisce alimentare sterili polemiche adombrando dubbi su carenze infrastrutturali di un sistema aeroportuale che, ricordo al Ministro, sino alla vigilia dell’incidente individuava in Fontanarossa un significativo hub internazionale, sia sotto il profilo dei movimenti aerei e passeggeri, che sulla qualità dei servizi di terra". A dichiararlo è il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani.
"Come già avvenuto in occasione della riforma sulle Camere di commercio - osserva il governatore dell'Isola -ancora una volta il Ministro delle imprese e del Made in Italy, interviene in modo scomposto, più a tutela di vicende localiste che nell’interesse dell’intero popolo siciliano. Spiace constatare che lo stesso interventismo il Ministro non lo abbia tempestivamente manifestato nei confronti della lobby delle compagnie aeree che ormai da mesi vessano i siciliani e i tanti turisti con tariffe da capogiro, laddove il mio governo ha inoltrato ben due ricorsi all’Antitrust ed un esposto alla Procura di Roma". Per il Presidente Renato Schifani, "quanto accaduto a Fontarossa impone la più ampia cooperazione e l’impegno congiunto di tutte le istituzioni, così come già dimostrato dall’assoluta sinergia tra Regione Siciliana, Enav e Aeronautica Militare, che insieme all’Ast, azienda per il trasporto pubblico della Regione, da giorni si adoperano per ridurre i disagi dei tanti passeggeri in transito nello scalo etneo. Sono certo - conclude il Presidente siciliano - che la stessa sinergia istituzionale si possa e si debba ritrovare tra tutti i rappresentati del Governo Meloni e quello della Regione Siciliana".
A parte toni e contenuti della propalazione presidenziale che prova a difendere l'indifendibile, e prima o poi dovrà spiegare a qualcuno il perché e di cosa si tratta, è proprio il collegamento che fa con l'altra incredibile vicenda delle Camere di Commercio che dimostra cosa abbia combinato il governo regionale, piegando norme e procedure ad appetiti che oggi stanno dimostrando tutta la loro rapace pericolosità.
È ormai evidente che sono tracimati gli argini del buon senso ed è assolutamente necessario che il governo nazionale con la sua attuale premier Giorgia Meloni, magari il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, prendano TUTTI atto che in Sicilia la situazione è davvero pericolosa e gestioni così inadeguate mettono a rischio la tenuta sociale di una delle regioni più importanti del Paese.
Speriamo lo capiscano prima che sia troppo tardi.
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Nella denuncia hanno sostenuto che "gli atti erano stati secretati per tutelare il processo di privatizzazione in virtù del principio di libera concorrenza."
E noi ridiamo!