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Combattere la mafia a Catania: intervista ad Antonio Salvago

29-01-2015 04:49

Mattia S. Gangi

catania, mafia, polizia, guerra dei Roses, oncologia,

Combattere la mafia a Catania: intervista ad Antonio Salvago

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La Squadra Mobile della Questura di Catania è una delle divisioni della Polizia di Stato che, per costituzione, affronta in prima linea la criminalità organizzata. Il dirigente della squadra, dr. Antonio Salvago, racconta in esclusiva a SUD Press il lavoro dei suoi uomini nella lotta alla mafia



"Lotta alla mafia" è spesso una locuzione che viene utilizzata senza comprendere realmente quali meccanismi e quali metodologie vengono messe in campo nella pratica quotidiana di una divisione di Polizia. E' dunque una frase che spesso perde il suo significato, ne viene svuotata, rendendola di fatto un modo di dire, un vezzo istituzionale, un'idea quasi irrealizzabile. 



Tuttavia il lavoro e gli ottimi risultati ottenuti proprio in questi mesi dagli uomini della Polizia di Stato, diretti dalla volontà della Procura della Repubblica, dimostra oggi il contrario.



Nonostante vi sia un innalzamento della pericolosità militare delle organizzazioni, come ha affermato recentemente il Procuratore Giovanni Salvi,le ultime operazioni della Polizia hanno di fatto portato all'azzeramento di intere piazze di spaccio ed all'arresto dei vertici di importanti cosche da anni innestate nel territorio catanese. Proprio ieri, ad esempio, gli uomini della Mobile hanno eseguito l'arresto di 27 soggetti legati alla cosca dei Cursoti Milanesi, causandone praticamente l'azzeramento. 



Questo tipo di attività forse non riuscirà ad estirpare la "mafiosità" dalla cultura siciliana, non eliminerà un problema che è prima di tutto sociale, ma possiamo dire con un certo grado di presunzione che contribuisce di fatto a rendere sempre meno utopica una voglia di legalità ormai diffusa nella città.



Per questo motivo abbiamo voluto ascoltare il racconto di chi ogni giorno si trova ad affrontare il fenomeno mafioso in prima persona, sacrificando la propria vita personale a servizio della collettività.



 



Dottor Salvago, quali sono i principali problemi della nostra città?



"Catania ha prima di tutto un problema di criminalità mafiosa, in secondo luogo il traffico e lo spaccio di stupefacenti che è strettamente connesso alla criminalità organizzata, ed i fenomeni estorsiva sempre legata alla mafia. Quest'anno è stato straordinario nel contrasto alla criminalità organizzata, abbiamo avuto importanti operazioni come "Colomba", l'operazione "Fort Apache"," Ghost" che ha riguardato la cosca Santapaola-Ercolano. Abbiamo inoltre arrestato uno dei latitanti più importanti in Italia, Brullo, dell'area siracusana ma con relazioni nel catanese, affiliato con ruolo verticistico nel clan Nardo con collegamenti ai Santapaola-Ercolano".



"Lavoriamo sul fronte del fronte dell'attività anti-racket ed anti usura, abbiamo fatto un'operazione importantissima che ha portato all'arresto dei fratelli Bosco. Abbiamo colpito tutto il panorama criminale della città di Catania".



Tutte attività legate quindi al fenomeno mafioso?



"Molte di queste sono assolutamente legate al fenomeno mafioso. Laddove abbiamo fatto operazioni legate agli stupefacenti vi erano sempre dietro organizzazioni criminali legate alle famiglie mafiose. Pensate che, ad esempio, con l'operazione "Fort Apache", che riguardava il traffico stupefacenti nel quartiere di Librino, ha coinvolto ben tre famiglie mafiose diverse, i Santapaola-Ercolano, i Cursoti Milanesi, ed i Capello. Questo fa capire come il traffico degli stupefancenti riguarda tutte le organizzazioni mafiose presenti sul territorio"



Cosa si fa concretamente per combattere la mafia? a che punto siamo? 



"Queste operazioni sono la testimonianza di un impegno che la Procura e le Forze dell'Ordine mettono in campo. Io credo che siamo sulla strada giusta per ridurre al minimo il fenomeno mafioso". 



Il Procuratore Salvi parlava di un innalzamento di pericolosità della mafia militare, lei condivide questa posizione? 



"E' chiaro che la mafia militare a Catania è presente, e purtroppo i sequestri di armi fatte da noi e dai Carabinieri, dimostrano che le organizzazioni sono militarmente organizzate. Vorrei ricordare però il caso di Biancavilla dove abbiamo sventato un omicidio e siamo riusciti a sequestrare un arsenale. Questo dimostra che comunque le attività investigative pagano se sono fatte nel modo giusto". 



Quali sono le zone più pericolose di Catania secondo lei? 



"Ci sono dei quartieri, periferici, considerati più a rischio come San Cristoforo o Librino. Ma le attività che abbiamo fatto dimostrano che noi lavoriamo con impegno, chiaramente dobbiamo stare al passo con i tempi". 



Quali sono le attività investigative messe in atto quando, ad esempio, si deve smantellare una piazza di spaccio? 



"Prima di tutto attività di polizia giudiziaria più strutturata, abbiamo bisogno dell'autorizzazione della Procura per mettere in campo attività tecniche fondamentali per penetrare le organizzazioni criminali. Attività fondamentali per capire i fenomeni criminali, per riuscire ad entrare dentro realtà altrimenti molto impermeabili. Abbiamo inoltre fatto riferimento al contributo dei collaboratori di giustizia che spesso permettono di comprendere alcuni spaccati, delle realtà, dall'interno. E' un complesso di attività che ci permette di contrastare attivamente il fenomeno".  



 



 



Dottor Salvago, quali sono i principali problemi della nostra città?



"Catania ha prima di tutto un problema di criminalità mafiosa, in secondo luogo il traffico e lo spaccio di stupefacenti che è strettamente connesso alla criminalità organizzata, ed i fenomeni estorsiva sempre legata alla mafia. Quest'anno è stato straordinario nel contrasto alla criminalità organizzata, abbiamo avuto importanti operazioni come "Colomba", l'operazione "Fort Apache"," Ghost" che ha riguardato la cosca Santapaola-Ercolano. Abbiamo inoltre arrestato uno dei latitanti più importanti in Italia, Brullo, dell'area siracusana ma con relazioni nel catanese, affiliato con ruolo verticistico nel clan Nardo con collegamenti ai Santapaola-Ercolano".



"Lavoriamo sul fronte del fronte dell'attività anti-racket ed anti usura, abbiamo fatto un'operazione importantissima che ha portato all'arresto dei fratelli Bosco. Abbiamo colpito tutto il panorama criminale della città di Catania".



Tutte attività legate quindi al fenomeno mafioso?



"Molte di queste sono assolutamente legate al fenomeno mafioso. Laddove abbiamo fatto operazioni legate agli stupefacenti vi erano sempre dietro organizzazioni criminali legate alle famiglie mafiose. Pensate che, ad esempio, con l'operazione "Fort Apache", che riguardava il traffico stupefacenti nel quartiere di Librino, ha coinvolto ben tre famiglie mafiose diverse, i Santapaola-Ercolano, i Cursoti Milanesi, ed i Capello. Questo fa capire come il traffico degli stupefancenti riguarda tutte le organizzazioni mafiose presenti sul territorio"



Cosa si fa concretamente per combattere la mafia? a che punto siamo? 



"Queste operazioni sono la testimonianza di un impegno che la Procura e le Forze dell'Ordine mettono in campo. Io credo che siamo sulla strada giusta per ridurre al minimo il fenomeno mafioso". 



Il Procuratore Salvi parlava di un innalzamento di pericolosità della mafia militare, lei condivide questa posizione? 



"E' chiaro che la mafia militare a Catania è presente, e purtroppo i sequestri di armi fatte da noi e dai Carabinieri, dimostrano che le organizzazioni sono militarmente organizzate. Vorrei ricordare però il caso di Biancavilla dove abbiamo sventato un omicidio e siamo riusciti a sequestrare un arsenale. Questo dimostra che comunque le attività investigative pagano se sono fatte nel modo giusto". 



Quali sono le zone più pericolose di Catania secondo lei? 



"Ci sono dei quartieri, periferici, considerati più a rischio come San Cristoforo o Librino. Ma le attività che abbiamo fatto dimostrano che noi lavoriamo con impegno, chiaramente dobbiamo stare al passo con i tempi". 



Quali sono le attività investigative messe in atto quando, ad esempio, si deve smantellare una piazza di spaccio? 



"Prima di tutto attività di polizia giudiziaria più strutturata, abbiamo bisogno dell'autorizzazione della Procura per mettere in campo attività tecniche fondamentali per penetrare le organizzazioni criminali. Attività fondamentali per capire i fenomeni criminali, per riuscire ad entrare dentro realtà altrimenti molto impermeabili. Abbiamo inoltre fatto riferimento al contributo dei collaboratori di giustizia che spesso permettono di comprendere alcuni spaccati, delle realtà, dall'interno. E' un complesso di attività che ci permette di contrastare attivamente il fenomeno".  



 


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