di Simone Camurri Sit-in di protesta stamane di fronte gli uffici della prefettura di Catania, da parte dei dipendenti del punto vendita Mercatone Uno di Misterbianco. Il fine è quello di far chiarezza su una situazione incerta e piena di incognite, che rischia di lasciare a casa parecchi lavoratori del noto megastore. Intervenuti sul posto, oltre ai dipendenti, anche alcuni delegati sindacali di CISL FISASCAT e di CGL FILCAMS. "Chiediamo l'apertura di un tavolo di trattativa a livello nazionale - commenta Michele Musumeci di FISASCAT - proprio oggi si sarebbe dovuto tenere un incontro al Ministero, quest'ultimo disdetto dall'azienda per motivi ancora da accertare. Oggi protestiamo per far comprendere a tutti lo stato di disagio di questi lavoratori che rischiano di perdere il proprio posto di lavoro, sono in tanti, solo in Sicilia circa 140/150 fra i punti vendita di Misterbianco e Carini, per tanto - continua Musumeci - è auspicabile l'apertura di un tavolo di trattativa nazionale - come già accennato - che possa dare delle risposte in merito". Intervenuti sul posto alcuni dipendenti di lungo corso del Megastore, come ad esempio Davide Caruso, il quale commenta: " Siamo venuti oggi in prefettura per manifestare il nostro dissenso per una situazione priva di chiarezza. Vogliamo sapere se i punti vendita dichiarati verranno solo alleggeriti o se invece verranno chiusi, l'azienda non lo ha ancora comunicato, si parlava di una vendita promozionale, invece si sta andando verso una riduzione totale dei punti vendita. La società - continua Caruso - afferma che tutto ciò serve per fare liquidità, ma, il fine ultimo di un punto vendita che viene alleggerito e che non viene fornito da merce, è quello di una chiusura. Noi chiediamo all'azienda le motivazioni di tutto ciò, vogliamo sapere se il Mercatone Uno di Misterbianco verrà chiuso". Il Sit-in di oggi a Catania, insieme a quello fatto stamane alla Prefettura di Palermo dai dipendenti del Mercatone Uno di Carini, rappresenta una importante forma di protesta per cercare di colmare la forte emorragia di disoccupazione che sempre più sta dissanguando le aziende operanti sul nostro territorio.