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Messina: non passa la sfiducia al sindaco Accorinti, salvo per 4 consiglieri "indecisi"

17-02-2017 10:19

Stefania Baudo

Cronaca, Messina, export, fegato, nello russo,


Non è passata la mozione di sfiducia presentata nei confronti del primo cittadino di Messina che potrà così governare fino al 2018. E mentre qualcuno parla già di "inciucio", chi ha salvato davvero Renato Accorinti?



Poteva essere l'ultimo giorno dell'esperienza politica di Renato Accorinti come sindaco di Messina. Invece è stato un consiglio comunale fiume, durato ben 10 ore, che ha portato ad un verdetto inconfutabile: la mozione di sfiducia presentata dai gruppi Udc, Ncd e Dr nei confronti di Accorinti non è stata approvata.



Può essere utile ricordare come la mozione fosse stata presentata quasi otto mesi fa dai suindicati gruppi presenti all'interno del consiglio comunale, ma tuttavia non era riuscita a raggiungere il numero indispensabile per potarla in votazione: 17 firme. La mozione sembrava essere caduta nel dimenticatoio quando si è assistito, nelle scorse settimane, ad una nuova accelerazione che ha reso possibile giungere al voto in Aula: questo si è verificato soprattutto grazie all'appoggio dei consiglieri riconducibili alla figura di Francantonio Genovese, condannato a 11 anni in seguito allo scandalo sulla formazione professionale.



Ma la sfiducia non ha retto alla prova dell'aula: sarebbero stati necessari 27 voti su un totale di 40 consiglieri per far decadere il sindaco, ma si sono registrati soltanto 23 voti a favore della sfiducia. A decretare la vittoria di Accorinti, con la bocciatura della mozione, sono stati gli astenuti: 4 consiglieri legati a Francantonio Genovese non hanno votato, garantendo così la permanenza del primo cittadino a Palazzo Zanca fino al 2018.



Ancora una volta gli indecisi ( in questo caso astenuti) sono stati il vero e proprio ago della bilancia: la presidente del Consiglio Comunale Emilia Barrile, che aveva firmato la mozione, seguita da altri consiglieri, Benedetto Vaccarino, Francesco Pagano e Carmelina David.



Che il dibattito sulla  sfiducia si sarebbe concluso con un nulla di fatto era in parte già nell'aria: probabilmente è stata più forte di qualunque strategia politica la consapevolezza che chiudere anticipatamente l'esperienza comunale dell'attuale sindaco potesse tradursi in un salto nel buio, dal momento che resta ancora una vera e propria incognita il futuro del dopo Accorinti. Per una sorta di "quieto vivere" si è, quindi, preferito non correre rischi di intraprendere un cammino irto di ostacoli, senza avere ancora chiaro verso quali potenziali orizzonti dirigersi.



Certamente emergono anche altri dati interessanti dal voto di ieri: nonostante l'attuale primo cittadino di Messina non sia stato formalmente sfiduciato, la mozione rappresenta evidentemente un segnale inequivocabile mandato all’amministrazione, sulla necessità di coinvolgere maggiormente il consiglio comunale da ora in poi e fino alla fine del mandato.



Anche il PD ha avuto un ruolo di indubbio rilievo nel salvare Accorinti, palesando tuttavia una forte spaccatura al proprio interno. La capogruppo Antonella Russo, infatti, tra i primi firmatari della mozione, ha dovuto incassare i mancati voti positivi nei confronti della mozione da parte degli altri suoi tre consiglieri di riferimento: Claudio Cardile, Pietro Iannello e Gaetano Gennaro. L'atteggiamento dei democratici, in questa circostanza, è stato fortemente contraddittorio: il Pd, in questi anni di amministrazione Accorinti, ha spesso espresso voto contrario su importanti atti finanziari, massima espressione dell'attività della Giunta. In occasione della sfiducia, invece, pur formulando un giudizio negativo sull'operato dell'esponente politico di Palazzo Zanca, ha preferito la continuità. Forse per lasciare definitivamente la parola agli elettori nel 2018? Di certo è evidente l'incongruenza.



Ecco perché c'è già chi parla di "inciucio", parola purtroppo tristemente nota in politica: i detrattori, infatti, accusano il sindaco di essersi salvato proprio con i voti di Forza Italia e Pd, da lui ritenuti nemici per antonomasia fino a un po' di tempo fa. E nei fatti l'appoggio di forze di certo non affini al primo cittadino c'è stato, ma se questo sia avvenuto in vista di futuri riconoscimenti è difficile dirlo e a parlare saranno le vicende politiche venture.



Come proseguirà la propria attività l'amministrazione comunale messinese fino al 2018, scadenza naturale dell'esperienza amministrativa? E' evidente come Accorinti si ritrovi ad avere una maggioranza sempre più debole e minoritaria. Anche, sotto questo aspetto, il voto sulla sfiducia ha dato segnali inequivocabili: solamente 10 consiglieri hanno votato contro la mozione. Un dato di siffatta natura ci fa comprendere quali saranno le ulteriori difficoltà che in un altro anno e mezzo costelleranno il cammino del governo cittadino. Ma sarà davvero paralisi?



Dai numeri emersi appare un Consiglio Comunale esattamente diviso in due: più di metà consiglieri, cioè 23 su 40, avrebbero voluto scrivere la parole fine sull'esperienza amministrativa di Accorinti, mentre l’altra metà ha preferito salvare il primo cittadino.



Quale sarà il futuro di Messina? E'inevitabile ritenere che chi ha espresso voto contrario continuerà con tutta probabilità a fare l'opposizione ad ogni provvedimento che verrà discusso dalla Giunta. C'è da attendersi, inoltre, una vera e propria resa dei conti, soprattutto nel PD che ha mostrato di essere tutt'altro che compatto.



La strada sembrerebbe tutta in salita, ma noi ci auguriamo che Accorinti, considerato come un vero e proprio simbolo dell'antipolitica, possa riuscire a proseguire nel migliore dei modi il suo mandato. Se, per una volta, prevarranno davvero l'onestà e l'integrità morale, allora la politica avrà davvero vinto. In ogni caso saranno i cittadini a scegliere, giudici ultimi di qualunque esperienza politica.



 


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