Salvatore Bonajuto è ormai da tempo un'artista consolidato, di quelli, e non sono pochi, che trovano più riconoscimenti e soddisfazioni fuori dal proprio ambiente naturale, lontano dalla città che da secoli vede la sua famiglia, quella dei Baroni Bonajuto, tra le più illustri e antiche dell'Isola.
Recente la sua presenza al Fuorisalone di Milano dove la sua profonda siclianità nella scelta dei materiali ha suscitato l'attenzione dei tanti visitatori.
Invece si sa, Catania è così: difficile, dispettosa, dove non è raro trovare nicchie autoreferenziali che pretendono di decidere chi è artista e chi no, cosa è bello e cosa no.
Ma per fortuna e contrapasso, la nicchia il più delle volte si innicchia da sola e gli altri vanno avanti.
Adesso siamo soddisfatti, da catanesi, di poter testimoniare che l'arte di Salvatore Bonajuto ha trovato consacrazione anche nella sua città con l'esposizione di una personale nello spazio museale più prestigioso di Catania, il Museo Civico Castello Ursino.
Dal 25 novembre e sino al 5 febbraio le sue opere, a volte inquietanti altre tenere, sono esposte al piano terreno dell'antico maniero bizantino in un percorso che si inerpica tra le inquietitudini di un artista che trae la sua creatività da un foro intimo denso di emozioni, in cui le sue visioni avvertono l'urgenza di spatolare tele, modellare argille, trasformare oggetti.
Più che simboliche la data di inizio della mostra, il 25 novembre Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, e quella di fine, il 5 febbraio dedicato alla nostra amatissima Sant'Agata, Donna Martire della violenza per eccellenza.
Un percorso complicato che viene decifrato dalla curatrice milanese Susanna Francalanci in una installazione che segue una sua logica e che grazie alla lettura critica di Ornella Fazzina prova a trovare risposte che forse non ci sono: l'artista, ogni artista, si definisce da sé e così le sue opere, ogni ulteriore spiegazione rischia di apparire ultronea, come ogni giudizio su tecniche e risultati, a prevalere sono le sensazioni che un opera provoca, nella sua collocazione, nella sua essenza.
Prezioso anche il lavoro del fotografo Fabrizio Jelmini, che ha seguito Bonajuto nel suo lavoro di ricerca e realizzazione delle opere, restituendone anche qui squarci di un quotidiano creativo che troverà ordine in un libro di prossima realizzazione.
Nel frattempo l'artista è contemporaneamente ospite a Palazzo Bellomo di Siracusa, riscuotendo anche qui successo e apprezzamento per una capacità naturale di offrire agli altri il suo mondo interno e farne così oggetto di confronto e dibattito, aspetto molto apprezzato soprattutto dalle scolaresche che stanno visitando le due mostre a Catania e Siracusa, trasformando un evento artistico in occasione culturale: che è quello che fa la differenza, perché l'arte assume valore sociale quando diviene oggetto di discusisone.
Tanta roba, insomma, difficile da sintetizzare e che si ritiene più utile affidare alle parole degli stessi protagonisti, anche con alcuni stralci della conferenza di presentazione che, nonostante una non perfetta qualità tecnica delle immagini, resta un documento che vogliamo offrire a chi se ne può interessare.
Proviamo a cominciare con il racconto dello stesso Bonajuto di una delle installazioni della mostra: Sirene
Poi il saluto dell'assessore alla Cultura del comune di Catania Barbara Mirabella che ha presenziato alla conferenza di presentazione della mostra:
Salvatore Bonajuto racconta un'altra opera: Le Dee offese
L'intervento della curatrice Susanna Francalanci alla conferenza
Il fotografo milanese Fabrizio Jelmini ha seguito il lavoro dell'artista e le sue immagini, oltre ad essere le protagoniste del catalogo, rimarranno un prezioso documento di momenti creativi che spiegano più di mille parole come nasce un'opera
E torniamo a Bonajuto, nel suo intervento alla conferenza di presentazione
Oltre all'intervento istituzionale, la curatrice Susanna Francalanci ci ha offerto un altro suo contributo
E ancora l'artista che racconta delle sue Argille
Particolarmente partecipato anche il giro guidato da artista e curatrice che hanno accompagnato gli ospiti dell'opening nella visita alle opere, consuetudine che Salvatore Bonajuto ripropone con le varie scolaresche che stanno prenotando le loro visite e che possono trovare nel confronto con l'autore un ulteriore momento di approfondimento che può rappresentare un plus cuturale ed emozionale rispetto alla classica visita museale.
Vogliamo chiudere questa inconsueta, per il nostro giornale, carrellata di contributi video con l'intervento di un'ospite d'eccezione all'opening della mostra, Vera Squadrito, che offre le sue riflessioni accanto alla deliziosa Metamorphosi, opera conclusiva del percoso emozionale immaginato da Bonajuto.
Vera Squadrito è testimonianza vivente di cosa sia un femminicidio, di come sconvolga la vita quotidiana di famiglie e comunità.
Vera Squadrito è la mamma di Giordana, giovanissima vittima della violenza maschile che quando venne barbaramente trucidata dall'ex fidanzato lasciò una piccola bimba di pochi anni che adesso sta crescendo con la nonna in un difficile percorso di presa di coscienza di sè e della mancanza della sua mamma.
Vera Squadrito è riuscita a trasformare una insuperabile tragedia, inspiegagabile nella sua follia, in una missione di vita che la porta nelle scuole a testimoniare la necessità del rispetto.
"Innocenti consuetudini"
Mostra personale di Salvatore Bonajuto
Museo Civico di Catania Castello Ursino
sino al 5 febbraio 2022