Ma se è tutto vero quello che scriviamo, com'è possibile che…
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Stanno accadendo fatti, e atti, sempre più gravi attorno alle vicende della Camera di Commercio del Sud Est e, di conseguenza, della SAC che gestisce l'aeroporto di Catania.
Con numeri e prospettive sempre più mistificati e con sullo sfondo una “vendita” dell'aeroporto dei catanesi che pare sia stata approvata ma di cui nessuno conosce i dettagli. In verità non se ne sa niente. Ma su questo torneremo a partire da…martedì.
Se tutte, ma proprio tutte le parti direttamente interessate e legittime titolari di rappresentatività in Camera di Commercio del Sud EST denunciano come totalmente illegittimo un commissariamento che si prolunga da 26 mesi, occorre che qualcuno chiarisca i motivi per i quali un presidente come Renato Schifani, eletto con il consenso di appena il 16% del corpo elettorale, possa impunemente arrogarsi una simile violazione delle più elementari regole istituzionali.
Infatti già da mesi le maggiori organizzazioni datoriali, anche congiuntamente, e qualche giorno fa Confindustria, proprio ieri il sindacato CISAL è sceso in campo in campo con un durissimo comunicato: "Fine immediata del commissariamento, serve rappresentanza vera".
Tutte le parti sociali unite contro la gestione della Camera di Commercio: ma perché il presidente Schifani continua a ignorare l'appello collettivo?
Cresce in maniera ormai incontrollabile la frattura istituzionale intorno alla Camera di Commercio del Sud Est Sicilia, che da anni è sotto gestione commissariale, un’anomalia amministrativa che ha perso ogni parvenza di legittimità democratica.
Dopo la durissima presa di posizione di Confindustria Catania, pubblicata da Sudpress nei giorni scorsi, arriva ora quella del sindacato CISAL, che lancia un allarme ormai generale: "Il commissariamento deve finire. Subito."
Una richiesta che non può più essere ignorata, perché arriva da tutte le componenti – imprenditoriali, sociali e sindacali – che hanno diritto di rappresentanza dentro l'ente camerale.
Il comunicato integrale di CISAL Catania:
"Fine immediata. Servono rappresentanza vera e governo democratico per le imprese"
CISAL Catania interviene con fermezza sulla vicenda della Camera di Commercio del Sud Est Sicilia, chiedendo lo stop immediato alla gestione commissariale, in linea con le recenti prese di posizione espresse da Confindustria Catania e da altre rappresentanze del mondo produttivo.
"Siamo di fronte a una gestione che ha perso ogni legittimità e contatto con le esigenze reali delle imprese – dichiara Giovanni Lo Schiavo, responsabile provinciale della CISAL –. La permanenza prolungata di un commissariamento che avrebbe dovuto essere solo transitorio ha finito per trasformare un ente strategico come la Camera di Commercio in un organismo bloccato, opaco e distante dal tessuto produttivo".
Secondo la CISAL, la mancanza di una governance eletta democraticamente impedisce un corretto funzionamento dell’ente e ostacola ogni azione efficace di sostegno allo sviluppo e alla competitività delle imprese del territorio. "Non si può parlare di sviluppo, innovazione o internazionalizzazione quando la rappresentanza delle imprese viene sostituita da una gestione personalistica e autoreferenziale – prosegue Lo Schiavo –. È ora che le istituzioni si assumano la responsabilità di riportare la Camera dentro un percorso di legalità, trasparenza e partecipazione democratica".
Il sindacato sottolinea inoltre come la recente costituzione di un Comitato per l’Imprenditoria Femminile in pieno regime commissariale, con nomine avvolte da dubbi procedurali, rappresenti l’ennesimo esempio di una governance che opera al di fuori di ogni confronto con le rappresentanze sociali e produttive, alimentando sospetti e tensioni istituzionali.
"Non possiamo accettare che una Camera di Commercio venga gestita come se fosse proprietà privata, sulla base di agende personali – conclude Lo Schiavo –. La Sicilia ha bisogno di istituzioni forti, rappresentative e credibili, capaci di dare voce e risposte concrete alle imprese e ai lavoratori. Il commissariamento deve finire. Subito. La parola passi ora al governo regionale e al Ministero: non c'è più tempo da perdere".
CISAL Catania annuncia infine che valuterà ogni ulteriore azione necessaria per garantire che venga ripristinata la legalità e restituita la parola al mondo produttivo, vero protagonista della ripresa del territorio."
Il fronte comune delle rappresentanze: un messaggio chiaro
CISAL, Confindustria e altre sigle del mondo imprenditoriale e del lavoro si stanno coalizzando contro quella che viene definita una “gestione personalistica e opaca”.
Una gestione che – secondo entrambe le organizzazioni – ha trasformato l'ente camerale in un ostacolo allo sviluppo, invece che in uno strumento di sostegno per il territorio.
Anche in questo comunicato, come in quello di Confindustria, si parla di agende personali, assenza di trasparenza, mancanza di confronto.
Ma soprattutto si evidenzia il fallimento totale dell’obiettivo iniziale: traghettare l’ente verso nuove elezioni e una rappresentanza democratica.
Il vero nodo è Schifani: perché non revoca? quali interessi sta tutelando?
A questo punto la domanda non è più se revocare o meno il commissario, ma perché il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani continua a non farlo.
Il silenzio o peggio ancora l'ostinazione nel mantenere in vita questo commissariamento anomalo e sempre più isolato, rischia di trascinare l’intero sistema camerale nel baratro della sfiducia istituzionale.
Le accuse sono gravi e documentate.
La costituzione del Comitato per l’Imprenditoria Femminile “con nomine avvolte da dubbi procedurali” è solo l’ultimo degli episodi che hanno alimentato sospetti e tensioni.
La Sicilia delle imprese e del lavoro vuole voltare pagina
Il messaggio che arriva da CISAL è chiaro e potente: “La Sicilia ha bisogno di istituzioni forti, rappresentative e credibili”.
Non è solo un problema di procedure, ma di fiducia e trasparenza.
Con questo nuovo comunicato, il fronte che chiede il ritorno alla legalità nella governance della Camera di Commercio del Sud Est non è più isolabile né derubricabile a protesta di parte.
È una mobilitazione generale.
E ora tocca alla politica – e al presidente Schifani in primis – decidere se ascoltare la denuncia delle imprese e dei lavoratori o continuare a proteggere un commissariamento che non rappresenta più nessuno.
O magari qualcuno si.
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E noi ridiamo!


