Ogni volta che ci si occupa della società para pubblica Pubbliservizi , sembra raggiunto il climax del garbuglio e invece arriva subito qualche altro attore in comparsa a metterci del suo.
Dopo l'epopea del “commissario senza requisiti” Federico Portoghese, barzelletta finita a tarallucci e vino sino ai prossimi contenziosi, ecco che è arrivato l'ultimo, il commissario straordinario al comune e Città Metropolitana Piero Mattei, un ex prefetto.
Sua eccellenza è arrivato col cilindro dal quale, sostenuto dal presidente Schifani, (lo statista che ha “risolto” lo scandalo Cannes con l'arrocco tra assessori), ha uscito la soluzione delle soluzioni: buttare a mare la vecchia società e farne una nuova, denominata ““Servizi Città Metropolitana Catania” in breve “S.C.M.C.””.
Un colpo di genio, non c'è dubbio: hanno già anche lo statuto.
In realtà si tratta di una società-clone della Pubbliservizi, con le stesse mansioni e servizi, e che in quanto tale è molto probabile andrebbe a realizzare una serie al momento imprecisabile di violazioni di norme di varia natura, con interessamento delle svariate giurisdizioni, contabili, penali ed amministrative.
La storia è talmente ingarbugliata, o meglio, la stanno loro stessi così gravemente ingarbugliando che trovarne il bandolo è sempre più difficile: basti dire che è in corso un reclamo contro la dichiarazione di fallimento presentato dal CdA della Pubbliservizi per tentare di salvarla con tutti i suoi lavoratori ma ecco che ad opporsi al salvataggio sono…i curatori fallimentari nominati dal Tribunale che si sono costituiti contro la stessa società: ma non è da mal di testa?
Che interesse hanno a costituirsi contro la società, che vorrebbe salvare i suoi lavoratori e creditori, i curatori fallimentari, che per di più per partecipare al giudizio, dopo aver avviato la procedura di licenziamento per tutti i lavoratori, hanno dovuto nominare anche un legale, gravandola così di ulteriori costi?
Boh!
Per provare ad avere qualche sponda hanno tentato di coinvolgere la Corte dei Conti chiedendole un parere sulla legittimità dell'operazione “Azienda Speciale”, ottenendo come risposta che non è certo compito della giustizia contabile indicare da quale ponte si devono buttare…(leggi la deliberazione della Corte dei Conti che ha dichiarato addirittura inammissibile la stessa richiesta di parere!)
Inutile dire che la decisione politica del commissario Mattei di procedere con l'operazione “Azienda Speciale” indebolisce di fatto il reclamo presentato contro il fallimento di Pubbliservizi, dando l'impressione che a non crederci è niente meno che il socio totalitario, e se non ci crede lui perché dovrebbe crederci il Tribunale Fallimentare?
Quindi, sotto il “fuoco amico” resta il Consiglio di Amministrazione che assistito dall'avvocato Roberto Li Mura ha presentato il reclamo contro il fallimento e, posizione da noi registrata del presidente Molino, considera l'esito positivo di questo appello l'unica vera possibilità di uscire da questa disperata situazione.
A margine della vicenda la singolare situazione di un commissario straordinario dell'ente socio che, a tutt'oggi, non ha neanche ritenuto di convocare il consiglio di amministrazione per sentirne la versione: chissà chi sono i suoi interlocutori.
Doppio boh.
Anche perché in realtà la soluzione poteva e doveva essere molto più semplice da come la si è precipitata nell'ultimo periodo, e viene ragionevole avanzare il sospetto che possa esserci una strategia “politica”, definiamola così.
Bastava infatti sostenere le ragioni della Pubbliservizi formalizzando quello che si è detto a chiacchiere o con note più o meno formali: bastava cioè che si emanassero i decreti di finanziamento dei contratti che avrebbero garantito la continuità aziendale.
Non solo semplice, ma persino banale, considerato che si tratta, come più volte detto, di servizi essenziali per la comunità che qualcuno dovrà svolgere.
E sono i fondi, già impegnati, che adesso si vorrebbero stornare per metterli a disposizione della improbabile “Azienda Speciale”: un capolavoro giurico-manageriale.
A margine del margine, sono già partiti in volo gli avvoltoi accompagnati dagli immancabili sciacalli che stanno approfittando della confusione per farne campagna elettorale delle più cannibalistiche, incuranti che da fine mese 330 famiglie saranno senza lavoro perché i politicanti devono giocare a farsi i fattacci propri: la sola idea che possa costituirsi una “Azienda Speciale” sulle ceneri della Pubbliservizi ha messo in circolo qualche milionata di promesse di assunzioni, promozioni, curricula volanti.
E gli allocchi che ci credono non mancano mai, se no non avremmo la peggiore classe politica del mondo!
Ma cosa succederebbe in realtà se venisse confermato il fallimento di Pubbliservizi? Semplice: tutti a mare, lavoratori e creditori!
Che sia possibile risolvere la questione costituendo una società/clone di quella che farebbero fallire resta il mistero dei misteri, ancor di più se prevedono di assumervi il personale della fallita: ma allora, il problema di Pubbliservizi qual era?
Per non dire dei creditori della fallita, considerato che Pubbliservizi non ha alcun patrimonio da liquidare per soddisfarli e molto probabilmente i macchinari in dotazione rappresentano più un costo per rottamarli che un valore.
E i creditori della fallenda/salvanda Pubbliservizi non sono pochi:
Bella zazza, quasi nove milioni di euro.
Ed è importante dire che, a soddisfo parziale di questi creditori, in sede di concordato la Città Metropolitana ha stanziato oltre 5 milioni di euro ed un immobile come patrimonio, oltre che garantire gli stessi impegni contrattuali a garanzia della continuità aziendale.
Ora, una domanda: se un privato dimostra in sede di procedura concorsuale di mantenere gli impegni contrattuali e di avere a disposizione 5 milioni di euro per soddisfare i suoi creditori, ma poi di fatto li sottrae o rende indisponibili facendo fallire la società e ne costituisce un altra con lo stesso oggetto sociale e, addirittura, lo stesso contratto da parte dello stesso contraente della fallita, CHE SUCCEDEREBBE?
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