È già passata una settimana dal terremoto giudiziario che ha decapitato l'ASP di Catania per una brutta inchiesta che vede tra i principali accusati il commissario Giuseppe Laganga Senzio per fatti commessi quando era direttore generale del Policlinico di Messina.
Laganga Senzio è stato intanto colpito da misura cautelare emessa dal GIP che lo ha sospeso per 12 mesi dall'esercizio di attività in ambito sanitario, oltre al sequestro di circa 7 milioni di euro, milione più milione meno.
Questione che resta al vaglio, ma brutalmente superata dall'intervenuta sospensione giudiziaria.
Indagata nella stessa inchiesta, e anche per lei sequestro cautelare di qualche milione di euro, l'assessore alla Salute Giovanna Volo, che ha subito incassato la conferma della fiducia da parte del presidente Renato Schifani, che adesso si ritrova in una situazione sempre più bislacca.
Ha infatti dovuto assumere l'interim dell'importantissimo assessorato all'Agricoltura perché l'altro suo assessore e vice presidente, il salviniano Luca Sammartino, è coinvolto in un'altra pesantissima inchiesta penale e si è beccato dal giudice una brutta interdizione.
Anche qui, è passato oltre un mese ed il settore dell'Agricoltura, con tutti gli enormi problemi del settore, non ha ancora un assessore competente e neanche se ne parla di nominarne uno, come se non fosse da totali irresponsabili pensare di poter gestire in questo modo la pubblica amministrazione.
Del resto pare proprio questo il metodo di gestione di quest'ultimo governo, in una regione, ultima in tutte le classifiche tra quelle europee, ed ultimo lo stesso presidente nella classifica di gradimento, in cui tutto è commissariato: rifiuti, autostrada, dissesto idrogeologico, sanità e chi più ne più ne metta.
In Sicilia è tutto commissariato e non funziona niente.
In particolare quella della Sanità è una saga che neanche i Monty Python avrebbero potuto inventarsi: da anni fanno girare commissari di varia origine ed appartenenza a capo di aziende sanitarie e ospedali, impedendo qualsiasi programmazione e trascinando l'intero Servizio Pubblico nel baratro.
Su questo torneremo, ma intanto vediamo come il “Caso Catania” rischia di fare emergere un altro problemino che potrebbe risultare devastante: i direttori amministrativi e sanitari attualmente in carica sono legittimi?
La questione si pone con la lettura degli atti, argutissimi, del governo Schifani che ha condotto all'attuale gestione delle aziende sanitarie e ospedali siciliani.
L'atto principale è la delibera della giunta Schifani n.31 del 31 gennaio 2024 con cui vengono nominati quali commissari straordinari quelli che dovrebbero poi diventare direttori generali.
In pratica viene effettuata una girandola tra quelli già in carica da una parte che vengono mandati in altra sede e qualche new entry.
E qui si pone la questione dei direttori sanitari ed amministrativi: figure apicali ed essenziali che, in base alla legge, affiancano il direttore generale nella gestione delle aziende e ne controfirmao tutti gli atti, tanto che se il direttore generale intende assumere un atto con il parere contrario di uno dei due sottoposti, deve motivarlo in maniera convincente.
La legge, precisamente il Decreto Legislativo 30 dicembre 1992 , n. 502, all'artico 3 comma 1 quinquies, recita: Il direttore amministrativo e il direttore sanitario sono nominati dal direttore generale.
Semplice, essenziale, non sono previste alternative o altre modalità di nomina.
Ora cosa è successo?
In tutta la lunga sequela di proroghe che sino al 31 gennaio ha mantenuto i vari commissari nei loro ruolo, gli argutissimi statisti del governo del governo Schifani hanno inventato una formula, che hanno riportato pari pari in ogni atto di proroga:
Quindi il presidente Schifani decide sua sponte che i direttori sanitari ed amministrativi “permarranno nella funzione per la stessa durata commissariale”: e in base a quale norma il presidente della Regione Schifani ritiene di avere il potere di nominare i direttori sanitari e amministrativi delle aziende sanitarie?
Ora, se la cosa potrebbe anche passare in cavalleria nel caso di proroga degli stessi commissari nelle stesse aziende, cosa ben diversa accade con la delibera del 31 el 31 gennaio che li ha cambiati tutti.
La legge, lo abbiamo evidenziato prima, è chiarissima: è il direttore generale, o in questo caso il commissario che ne assume le funzioni, che deve nominare i suoi due più stretti collaboratori.
Gli atti della aziende sanitarie, per essere validi ed efficaci, devono pertanto essere firmati dai tre manager congiuntamente.
Quindi potrebbe essere per niente suggestiva la situazione per cui, almeno dallo scorso gennaio, l'intero sistema sanitario della regione siciliana, è gestito in maniera totalmente illegittima, dove stanno svolgendo le funzioni di direttore sanitario ed amministrativo decine di manager che nessuno ha nominato, e quindi senza alcun titolo.
Questo aprirebbe ad uno scenario da incubo, come del resto ormai siamo abituati: la probabile nullità di tutti gli atti assunti da direzioni illegittime ed il danno erariale conseguente al pagamento di stipendi a manager che, ripetiamo, nessuno ha nominato.
Situazione ancora più paradossale all'ASP di Catania dove, a seguito della repentina scomparsa funzionale del sospeso commissario Laganga Senzio, ha assunto i suoi poteri il più anziano tra i due sottoposti tra direttore sanitario ed amministrativo: che nessuno ha nominato.
E certamente non li si poteva nominare con una sorta di “prorogatio” da Nobel inventata dagli statisti del governo regionale con la formula del “permarranno nella funzione” in barba alla legge.
Ovviamente nessuna colpa in capo ai vari poveri manager che sono le prime vittime di questo incredibile modo raffazzonato di governare la cosa pubblica, anzi a loro esprimiamo la nostra solidarietà e sostegno per i problemi che andranno ad affrontare se così stanno le cose.
Insomma…vediamo se anche stavolta ci abbiamo azzeccato…
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